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NARRARE DI SE’/ NARRARE IL MONDO

Seminari sulla  politica della differenza                                     

3° incontro in biblioteca                                                                           Soverato, 6 Marzo  2013

 “Una stanza tutta per sé”

Di Virginia Woolf

 A cura di  Marisa Rotiroti                      

Ho incontrato per la prima volta VW tra le donne agli inizi degli anni ’90.

In quel momento storico i suoi testi e, in particolare i suoi  due saggi politici “Una stanza tutta per sé” e “Le tre ghinee”, venivano  riletti come momento inaugurale del pensiero della differenza, o meglio della libertà femminile. Con questi due testi e “Non credere di avere dei diritti” (edito libreria delle donne di Milano) ho iniziato il mio percorso su questo pensiero sorgivo.

Ne sono rimasta affascinata perché corrispondeva al mio sentire: non ho mai amato la contrapposizione, per la mia esperienza non aveva senso, mentre aveva senso affermare il mio diverso punto di vista.

La pubblicazione della “Storia delle donne” (1990) (La Storia letta con occhi di donna) e di Studi Monografici su figure di donne significative  mi ha dato una marcia in più  per  modificare anche il mio metodo di insegnamento.

In qualità di insegnante di Lettere mi sono lanciata in questa entusiasmante avventura.

Questo, per chiarire la mia posizione di fronte a quella, che io ritengo, sia stata una grande rivoluzione culturale;  io l’ho vissuta così.

Tornando a W.W. …

E’ considerata all’unanimità la più grande scrittrice inglese del 900 e, nelle due opere politiche, la più grande pensatrice.

Ho faticato a comprendere il suo pensiero e il suo linguaggio  perché il mio corso di studi, concluso a metà degli anni ’60, mi aveva abituata a un tipo di lettura e di scrittura diversi.

Nel riprendere, oggi, i suoi testi mi sono resa conto che in tutti questi anni l’ho sentita compagna di strada nel mio percorso di vita e guida a un nuovo sguardo sul  mondo reale.

Virginia Woolf nasce a Londra il 25 gennaio 1982 da Leslie Stephen, uomo di lettere e da Julia Prinsep, entrambi vedovi. Hanno insieme 4 figli, che vengono ad aggiungersi ai quattro nati dai primi rispettivi letti, in questa complessa figliolanza  V. occupa il settimo posto.

La sua vita è segnata da grandi dolori: perde la madre giovanissima, perde il padre, perde il fratello, subisce abusi dai fratellastri, cambia spesso casa, ma riesce a caricare di senso positivo questo cumulo di dolore, affina la percezione della vita ed è più attenta, più accogliente, più disponibile nei confronti degli altri. Ha un rapporto privilegiato con la sorella Vanessa. Muore suicida il 28 marzo 1941: esce furtivamente dalla casa di campagna, abbandonati cappello e bastone decide di gettarsi nel fiume Ouse. Lascia una breve lettera al marito

Il saggio “Una stanza tutta per sé” sul quale stasera riflettiamo  è stato pubblicato nel 1929 e si basa sulla rielaborazione di   due conferenze  tenute a Cambridge nel 1928 sul tema “Le donne e il romanzo”

Oggetto del saggio è la metamorfosi della donna che si sviluppa secondo due filoni

·        donna – corpo – linguaggio

·        donne - condizione sociale - letteratura

La donna,  dall’involucro della stanza dovrà nascere alla storia: dallo spazio fisico allo spazio sociale.

Il romanzo  “adattandosi al corpo” dovrà trovare un linguaggio che sia ponte tra la realtà e le emozioni.

L’autrice, nel testo sottolinea i passaggi dell’esclusione delle donne dalla storia sia nel senso degli avvenimenti politici e storici, sia rispetto alla letteratura.

La stessa Virginia sarà vittima di questa esclusione e non frequenterà l’Università, al contrario dei fratelli. Però… appartenendo all’alta borghesia colta, riceverà una buona istruzione da parte del padre, che le insegnerà matematica e inglese, mentre la madre le insegnerà latino, francese e storia; acquisirà una buona istruzione classica, che arricchirà attingendo alla biblioteca paterna e farà parte di un gruppo di intellettuali il BLOUMSBURY GROUP, dove incontrerà il futuro marito Leonard Woolf fondatore della Hogart Press, casa editrice.

Interrogata sul tema “Le donne e il romanzo” risponde che le due cose importanti per una donna che scrive sono una stanza e dei soldi.

Si impegna però a spiegare quale percorso di pensiero ha fatto per esprimere un’opinione (non può offrire al pubblico un nocciolo di verità), sottraendosi al dovere di giungere a una conclusione su questi due problemi: “per ciò che mi riguarda, le donne e il romanzo rimangono due problemi senza soluzione” pag. 14

Sperimenta e trova, per il saggio, una nuova lingua letteraria, sempre alla ricerca di…. una nuova forma, che si adatti al movimento  della mente femminile, e di un pensiero che si dice  cercandosi per mettersi in relazione con il mondo e lo spazio che la circonda.

Il suo sguardo cambiato, quindi, sa vedere i cambiamenti del presente anticipando il futuro.

Il mio pensiero aveva gettato la sua lenza, per pescare nella corrente  Ondeggiava ………pag 15

Non segue, quindi, la struttura logico – concettuale del saggio, del prima, del dopo…, tipica della tradizione maschile, che lei conosce molto bene, ma  compie un’opera di sottrazione da essa e sceglie di utilizzare il linguaggio come atto politico per narrare, per raccontare  e descrivere scene abitate e vive, reali, facendo largo uso di immagini e di simboli.

Motiva la scelta e ne dichiara le ragioni:

1.     che il romanzo, contiene “più verità di quante ne contenga la realtà” e la lingua dice la molteplicità dei punti di vista che dialogano

2.     per questa via si apre la possibilità di interlocuzione tra chi ascolta o legge per fare la sua parte di ricerca sulla verità.

Il piacere di conversare, entrare in relazione col mondo esterno, e non di avere ragione è chiaro fin dalla frase di apertura del testo, che non è un’affermazione, ma una domanda: “Ma, insomma, potreste dire, ti avevamo chiesto di parlarci delle donne e il romanzo – cosa ha a che fare, questo, con una stanza tutta per sé?”

Per raccontare una storia … ricorre a un’immagine:

Seduta sulla riva di un fiume riflette sul titolo delle conferenze che scarta con grande libertà perché generico, trattabile in molti modi e quindi in nessuno significativo (legg. Pag 13), e dichiara di non volersi preoccupare di problemi senza soluzioni come l’identità delle donne e del romanzo, ma di qualcosa  che richiama chi parla e risponde a parlare, partendo dalla propria esperienza concreta. ”L’esperienza e la vita sono la stoffa preziosa della sua ragione creativa e la radice stessa del suo pensiero politico”

·        Scrivere la vita: acchiappare tutti gli attimi della vita quotidiana

·        Pensare le cose come sono: nella realtà

Nella riflessione sui sei capitoli del testo prendo in prestito le immagini individuate da Liliana Rampello, “attorno alle quali si addensa un pensiero sorgivo proiettato verso un futuro che è il nostro presente”. Ancora oggi, infatti, noi possiamo leggere questo testo che ci parla e possiamo dare la nostra chiave di lettura

Cerchiamo di chiarire come avviene questo processo.

Come compone le immagini e come i personaggi?

Intreccia il pensiero con l’ambiente che ha immaginato che, a sua volta,  diventa personaggio.

Il pensiero personaggio che fa? Occupa la scena mettendo in ombra la voce narrante e l’io diventa un termine di comodo per indicare qualcuno che non esiste realmente..

L’immagine usata per il I capitolo è il CERCHIO nel quale campeggiano due grandi scene autunnali: Oxbridge e Fernham, un college maschile e uno femminile, che lo sguardo acuto e ironico di Virginia descrive con precisione:

·        uno, quello maschile, opulento nello splendore della sua architettura, di prati ben curati, di salotti confortevoli con  il camino acceso,

·        l’altro, quello femminile, sobrio nella sua povertà un po’selvatica, giardini..sparsi un po’ a caso…..(pag 26) “una donna su un’amaca….le persone sono viste come fantasmi…..la cena è un pasto frugale e poco gradevole caratterizzata dal gusto amarognolo delle prugne cotte con  la   crema.  Pag 26

Nel primo college questa io/lei una donna qualunque,  Mery Setton…..o qualsiasi altro nome, passeggia assorta nei suoi pensieri e infrange involontariamente per tre volte regole taciute, ma valide: cammina su un prato suscitando la reazione scandalizzata di un bidello (sul prato possono camminare solo i professori e gli studenti universitari, lei deve camminare sulla ghiaia); cerca di andare in Biblioteca e un “signore gentile, dai capelli argentei, un’aria di disapprovazione” le impedisce l’ingresso, perché non accompagnata da un professore o da uno studente; osserva la cappella, in cui sta per svolgersi una funzione religiosa rinunciando ad entrare per non correre il rischio di essere scacciata dal sagrestano “gran cerimoniere di uno stuolo di uomini con toga e nappe di pelliccia simili a ridicoli “granchi giganteschi” che si agitano davanti alla porta.

Finalmente sente suonare la campanella dell’orologio che annuncia una colazione ricca di cibi squisiti, che VW descrive nel dettaglio perché ciò che si mangia è importante per capire come si pensa quando si è avvolti dalla calma, riscaldati dalle fiamme del camino, illuminati dal bagliore di ottimi vini, e quanto un buon cibo sia necessario alla buona conversazione, essendo “l’impalcatura umana cuore, corpo, cervello tutti mescolati insieme e non sistemati in compartimenti separati”.

Unico elemento di disturbo la presenza di un gatto senza coda, un gatto di Mann che rappresenta un elemento epifanico e simboleggia l’incompiutezza e l’esclusione (infatti si trova all’esterno dell’edificio)

Questo corpo in scena è sempre molto importante nella saggistica della W. perché indica l’osservazione della vita.

Lasciata Oxbridge per dirigersi a Fernham, le condizioni materiali del vivere invadono la scena: lì tutto è diverso, tutto è semplice, ridotto al puro necessario e nella piccola stanza della sua amica Mery il pensiero non può che correre alla diversa quantità di denaro versato nella costruzione dei due college, uno ricco di donazioni e lasciti, l’altro messo in piedi a forza di iniziative modeste.

La bellezza del mondo, dice Virginia ha due tagli: uno di gioia, l’atro di angoscia, che ci dividono il cuore.

Non si può, infatti,  non:

·        provare sdegno!....per la riprovevole povertà (simbolo) del sesso femminile 

·        interrogare le  madri  sulla loro incapacità di far soldi e la loro capacità di incipriarsi (venivano educate al matrimonio);

ma guardando casualmente sul camino nota una fotografia che ritrae la mamma di Mary, il  volto casalingo di una donna che aveva messo al mondo 13 figli. pag 30 – 31 da qui conseguono una serie di riflessioni per concludere che matrimonio e maternità non vanno d’accordo con l’accumulare denaro, che di fronte al  lavoro di una madre  più che il rimprovero vale un sentimento nuovo e positivo: la riconoscenza  per la vita e per quello che verrà.

Il capitolo si chiude con la considerazione  che si  può aprire  una nuova storia: invece di sottolineare e recriminare  per l’esclusione femminile, si può osservare senza invidia quella gabbia di magnificenza dentro cui gli uomini stanno rinchiusi, amanti di un potere che non sa amare

Nel II capitolo LO SPECCHIO  la scena cambia

Virginia per capire come bisogna fare una conferenza si reca alla biblioteca del British Museum  “fiduciosa e avida di sapere”, munita solo di penna e quaderno. Nella sala c’è uno studente che prende appunti, con un metodo imparato certamente  all’ università, (lei che non ha fatto l’università non conosce quel metodo).

Nell’osservare che ci sono  tanti libri scritti da uomini sulle donne descritte in modo minuzioso, rispetto ai pochi  che le donne hanno scritto sugli uomini non per  incapacità, ma per disinteresse, evidenzia che gli uomini non occupano nella mente di una donna quel posto centrale che tutti danno per scontato.

Si chiede la ragione di tanto scrivere e pensa che il significato nascosto sia il bisogno dell’uomo di affermare la propria superiorità sull’altra (in Inghilterra vige il regime patriarcale in cui gli uomini sono lo Stato, la religione, la giustizia, l’esercito, i giornali, le università, le banche): “per secoli le donne sono state gli specchi magici e deliziosi in cui si rifletteva la figura dell’uomo, raddoppiata... Senza questa facoltà, la terra sarebbe ancora palude e giungla”  e “staremmo ancora a incidere la sagoma del cervo su qualche osso rotto”  pag 47.   In queste righe affiora il valore di civiltà svolto dal lavoro di ogni donna e la considerazione che la donna si è fatta specchio non per miseria, ma per amore della dignità del vivere insieme, fino a strappare l’umanità intera alla palude.

 “Il tempo di oggi che chiede verità ci chiama al compito di mettere a tacere il negativo attraversandolo, attraversando la paura, l’amarezza, l’odio tra i sessi per liberare la possibilità di un conflitto necessario, ma non necessariamente mortale”, dice Liliana Rampello 

I soldi sono necessari per la nostra indipendenza, ci garantiscono cibo, alloggio e vestiti, ma non ci danno la libertà di pensiero. Ci aiutano però a sgomberare la nostra mente dal risentimento, dalla rabbia che impedirebbe al pensiero di pensare le cose come sono.

Per dimostrare la validità di questo suo pensiero VW  ricorre al racconto dell’eredità ricevuta da una zia morta in seguito a una caduta da cavallo.

Immagina di ricevere la lettera dell’avvocato che le comunica di avere ricevuto dalla  zia una rendita di 500 sterline all’anno per sempre…….e… proprio nei giorni in cui si discuteva sulla legge se dare  il voto alle donne.

“due cose – il voto e il denaro – confesso che il denaro mi sembrava infinitamente più importante” pag 48

“E’ notevole come una rendita fissa può mutare il nostro carattere”.

“L’eredità di mia zia mi svelava il paradiso”……..non ho bisogno di odiare o adulare nessun uomo; egli non può ferirmi”, così pensando e speculando giunsi a casa mia sul fiume”

La domanda sulla donne e il romanzo rimane ancora inevasa…….

 III capitolo    LA TELA DI RAGNO

L’assenza delle donne nella storia e nella letteratura --- storia della sorella di Shakespeare .

Delusa di essere tornata a casa senza una sola idea importante, un solo fatto autentico si chiede:

·        come mai non ci sia stata una donna a scrivere di letteratura mentre gli uomini ne avevano scritto scaffali

·        in quali condizioni vivevano quelle donne: schiave, proprietà di un altro,.. del marito e nello stesso tempo eroiche, splendide, belle, ma incapaci di leggere e di scrivere. Da qui la riflessione sulla necessità di una tradizione perché non può esistere un genio senza tradizione  …”Senza quella tela di ragno, che fila incessantemente il rapporto tra il genio e la persona comune ….. legata forse da un nulla, ma comunque legata alla vita per i quattro angoli”.  

Ci vorrebbe un supplemento di storia per chiarire le condizioni materiali e immateriali che permettono la creazione artistica.

Per darsi una risposta ricorre ancora all’invenzione raccontandoci in una breve, ma intensa biografia   come sarebbe stata la vita di Judith,  (1700) immaginaria  sorella di Shakespeare , con le stesse capacità del fratello.

Judith, fanciulla molto dotata, fugge da casa, da un padre amorevole, da un matrimonio programmato e,  attratta dal teatro,  bussa alla porta degli attori e chiede di recitare, ma è irrisa da tutti. Viene sedotta dall’attore regista, rimane incinta, si suicida in una notte d’inverno ed è sepolta nei pressi di un incrocio, dove oggi si fermano gli autobus presso Elephant and Castle.

“Chi può misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando questo si trova intrappolato nel corpo di una donna?” pag 62

In questa domanda risuona l’eco del dolore, del peso del conflitto interiore, anche di VW

Le donne, a differenza degli scrittori uomini all’inizio della loro produzione letteraria, non vengono trattate con indifferenza, ma con biasimo e ostilità.

Sembra un panorama desolante, ma VW rovescia il tutto riconoscendo all’essere donna di non avere l’istinto del possesso e mette nuovamente a fuoco il complesso maschile “assai oscuro” di voler affermare la propria superiorità scoraggiando, ammonendo, irridendo, rimproverando qualsiasi donna voglia diventare artista. Col suo sorriso sarcastico l’autrice ci fa notare quanto “la storia dell’opposizione degli uomini all’emancipazione delle donne sia forse più interessante della storia di quella emancipazione”…se ne potrebbe fare un libretto divertente…pag. 69 e mette in evidenza con più forza il coraggio e la determinazione di quelle che ce l’hanno fatta.

 Capitolo IV    “LE MADRI  DI TUTTE NOI” 

Costruzione di Genealogia femminile

 “Così verso la fine del Settecento avvenne un mutamento che se io dovessi riscrivere la storia mi sembrerebbe più importante  che le Crociate o la Guerra delle due Rose”pag 79 – 80

Le donne cominciano un’intensa attività intellettuale,  traducono, scrivono romanzetti  anche privi di valore letterario, che permettono però loro di guadagnare dei soldi e così facendo cambiano il corso della storia di molte altre, perché cominciano a tessere quella tela di ragno indispensabile alla nascita di grandi capolavori; indispensabile “perché i capolavori non sono nascite solitarie, ma sono il risultato di molti anni di un pensare comune”

In una Biblioteca pubblica, Virginia, sugli scaffali impolverati, con sorpresa scopre le opere di Jane Austen, di Charlotte ed Emily Bronte, di George Eliot (di un secolo prima) e rimane affascinata dalla scrittura di queste donne, romanziere (le donne poete avevano preceduto le donne romanziere).

Jane Austen, l’unica che VW mette sullo stesso piano di Shakespeare si era inventato uno stile elegante, adeguato alle sue necessità. Il vero miracolo della sua opera è quello di essere stata scritta da  “una donna…..che scriveva senza odio, senza amarezza, senza paura, senza fare prediche……..e di avere costantemente sotto gli occhi i rapporti umani ” .

VW apprezza la sua conversazione briosa di grande intensità emozionale e sottolinea l’integrità dei suoi romanzi che è il dire la verità tra gli esseri umani.

Il senso quindi di questo excursus nei secoli è quello di costruire una tradizione alle proprie spalle per creare una genealogia femminile e, attraverso questa, arrivare al presente.

V   CAPITOLO   - IL LABORATORIO 

Nel V capitolo la scena è rappresentata dalla passeggiata tra  libri contemporanei, e dal gesto di una mano che prende a caso   “L’avventura della vita” di Mary Carmichael, nell’altra un quaderno e una matita per prendere appunti, a simboleggiare che ogni libro è la continuazione di un altro in una catena, che li lega tutti, in modo che ogni anello veda la scrittrice come discendente ed erede di una tradizione letteraria che unisca donne eccellenti e donne comuni.

 Tra i libri ce ne sono molti scritti dalle donne, per cui si può  dire che il romanzo comincia ad essere  una forma di arte autonoma, giovane non cristallizzata (poema epico , tragedia), che si lascia modellare fino al punto da essere adattato al corpo, alle interruzioni che ci saranno nella vita di tutti i giorni.

Nel momento in cui la donna considera la letteratura come un’arte e non come metodo di espressione della sua personalità, per aspirare all’eccellenza letteraria deve riconoscere la sua parzialità. 

Due immagini simboliche ancora Salotto e Laboratorio:

Se il salotto è il raddoppiamento della figura  maschile, dell’uomo che, tornando a casa, depone le “sudate carte” e aumenta,  solo per sé, le proprie energie nella separazione tra la vita pubblica e privata

Il Laboratorio (la donna scriveva: scrivere era il suo lavoro, l’azione con la quale ricreava la propria vita) rompe, per la donna, la separatezza tra pubblico e privato. Lì  la donna si porta tutto e può essere se stessa, “così come è”.

Virginia Woolf indicando nella parzialità la via per giungere all’eccellenza letteraria ci fa pensare che costruire il linguaggio della differenza equivale a costruire una logica duale, che va oltre la logica monistica dell’assimilazione dell’una all’altro, del femminile al maschile. Intuizione questa di Adriana Cavarero.

 Differenza – parzialità. Mondo abitato da due sessi

VI    CAPITOLO      IL TAXI

La scena dell’ultimo  capitolo è occupata da due immagini molto belle:

·        la donna/lei che il 26 ottobre 1928 (luce ottobrina) sta guardando dalla finestra e osserva la vita di una mattina qualunque a Londra. La data e la finestra sono elementi importanti perché riprendono il concetto che in V.W. forma e pensiero sono inseparabili, (scrivere la vita ……). La  finestra  è il simbolo del dentro – fuori, legame indissolubile di corpo e mente e, attraverso la finestra degli occhi, viene osservata la varietà di persone che si muove nella via,  e fin qui è l’evento ordinario. Straordinaria è l’emozione vissuta

·        “una ragazza con stivaletti di coppale lucido” e un giovane “col cappotto marrone” salgono insieme su un taxi che li porta altrove.

Un uomo, una donna , un taxi, fanno immaginare come naturale la cooperazione tra i sessi, il senso di compiutezza e felicità. Sembra innaturale per la mente il pensare i sessi separati, distinti, contrapposti e quindi  indaga sull’espressione “unità della mente” che Coleridge un secolo prima aveva così riassunto <<la mente grande è androgina>>: la mappa dell’anima può essere immaginata come dominata da due forze, una maschile e una femminile, ma né l’una né l’altra è esclusiva dei due sessi

La fusione che ha luogo nella mente non indica il due risolto nell’uno, (ci dice Liliana Rampello della Libreria delle donne di Milano) e la parzialità di ognuno dei due sessi permette a entrambi di pensare l’universale e di rappresentarlo partendo dalla differente qualità dell’esperienza umana.

Siamo arrivate alla conclusione:

A Virginia Woolf non interessa la competizione, ma ci invita a:

1.     seguire il proprio desiderio senza badare a rimproveri o lodi, senza mai tradire se stesse

2.     ricordare sempre che l’esistenza di ogni donna oggi dipende ed è dipesa da molte altre donne “oscure donne del passato”

3.     ognuna, scrivendo, è erede e insieme creatrice di una tradizione

4.     raccontare e narrare significa due cose fondamentali : scrivere  contribuisce “al vostro bene e al bene comune”: guadagnare dei soldi e avere una stanza tutta per sé significa imparare a vivere in presenza della realtà

A conclusione del suo narrare, delle donne e il romanzo, VW pone alle ragazze la domanda: “ cos’altro  posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita?” pag 131   e, con un ultimo volo di immaginazione ci ripresenta la storia della sorella di Shakespeare che è “ancora viva” perché vive in ogni donna che si ritenga tale.

Perora infine la sua causa: Judith “riprenderà quel corpo” che tante volte ha dovuto abbandonare. Prendendo vita dalla vita di tutte le sconosciute che l’avevano preceduta nascerà e rinascerà,  se ogni donna saprà lavorare per lei, mettendosi in relazione con se stessa, le altre, gli altri e il mondo.  

Pag 132

 

 
 
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